Mestieri “vecchi ma nuovi”, la scelta di Attilio il pastore

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Attilio ha trent’anni, un diploma al conservatorio, ormai chiuso in un cassetto, e nella vita fa quello che può essere definito, ai giorni nostri, un lavoro antiquato e insolito, il pastore.

Lo incontro nelle vicinanze di Tufillo, paesino di 400 anime, immerso in una natura florida e selvaggia nella media valle del Trigno.

L’idea gli è venuta qualche anno fa, quando ha ereditato dai nonni un casolare con diversi ettari di terreno, in parte boschivo,  e ha dato vita a quello che era da sempre il suo pallino, un piccolo allevamento di capre.

«Era un mondo che non conoscevo direttamente, ho imparato tutto da zero, soprattutto l’attività casearia».

Sì perché Attilio, fa anche il formaggio. La produzione annuale è davvero modesta, le varietà sono a pasta molle e semidura, la stagionatura avviene sott’olio e sotto il grano, mentre i recipienti di terracotta sono riservati alle forme più piccole.

Oltre al classico di capra, produce anche la cacioricotta che si distingue per la tecnica di lavorazione ibrida, a metà tra quella della ricotta e del formaggio.

Sul fronte “allevamento”, incuriosisce un tipo di scelta orientata sulle capre, anziché sulle pecore, indubbiamente più diffuse in Abruzzo.

«In realtà una volta, anche l’allevamento della capra era abbastanza presente nella nostra regione, tuttavia, si tratta di un animale visto da sempre come dannoso, perché si nutre di tutto quello che incontra sul suo cammino, incluse le coltivazioni. Con il tempo ci si è orientati sulla pecora, più dispendiosa, ma certamente meno pericolosa per campi e colture, perché più esigente dal punto di vista nutrizionale, quindi tranquilla e facile da gestire».
Siamo ai saluti, ma anche alle riflessioni «da queste parti un tempo, mestieri come il pastore o il coltivatore erano la regola, poi con l’arrivo dell’ industria le cose sono cambiate».

Oggi, c’è una nuova inversione di tendenza, con la recessione economica, il lavoro “convenzionale” scarseggia e scelte come quella di Attilio rappresentano una vera e propria “riconversione” in tempi di crisi, che permettono a molti di riavvicinarsi alla terra, di riscoprire un contatto con la natura che si era perso e consumato nel tempo, di tornare alle origini.

[Crediti | Link: trignosinelloturismo.it. Immagini: Carmelita Cianci]

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One Response to " Mestieri “vecchi ma nuovi”, la scelta di Attilio il pastore "

  1. oriana ha detto:

    complimenti Attilio, se potessi verrei anch’ io ad aiutarti. Ti invidio tanto

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