Prima che sia Vinitaly, due o tre cose sul Montepulciano d’Abruzzo

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Vinitaly 2018
Anche quest’anno, a partire da domenica 15 aprile, torna l’appuntamento con Vinitaly, il Salone Internazionale del vino e dei distillati. Chi sarà nei paraggi avrà l’occasione di sorseggiare vini provenienti da tutto il mondo.
Anche l’Abruzzo avrà il suo spazio al padiglione 12: ad esporre 100 aziende delle oltre 400 abruzzesi che saranno comunque presenti con le proprie etichette all’interno dell’Enoteca regionale nel padiglione Abruzzo.

Montepulciano

Se state decidendo di partire alla volta di Verona, vale la pena spendere due parole sul vino abruzzese e in particolare sul Montepulciano d’Abruzzo, protagonista indiscusso in una regione dove le faccende di vino hanno sempre avuto un certo peso storico e culturale.
I numeri ci raccontano un territorio dominato, in quanto a produzione, dalle grandi cooperative; p
oi negli ultimi quindici anni la svolta in nome della “qualità” che ha visto alla ribalta tanti piccoli e arguti produttori promotori e ambasciatori oltre confine, non solo di vino, ma anche e soprattutto di un determinato “terroir”.
I consensi sul mercato nazionale e internazionale non si sono fatti attendere, la scelta di puntare su vitigni autoctoni come Montepulciano e Trebbiano Abruzzese, seguiti da varietà minori come Passerina, Pecorino e Cococciola, è stata vincente.

L’Abruzzo vanta condizioni pedoclimatiche uniche: il territorio è incastrato tra mare e montagna, contraddistinto da forti escursioni termiche che, insieme a una buona ventilazione, garantiscono alla vite il  microclima ideale per uve di notevole qualità. La forma d’allevamento più diffusa resta quella a pergola (oltre l’80% del vigneto regionale), mentre nei nuovi impianti prevale la forma a filare (cordone speronato, cordone libero, gdc).
Numeri alla mano, gli ettari di superficie vitata sono 36 mila e la produzione annua si aggira sui 3,8 milioni di ettolitri.

Montepulciano d'Abruzzo

Il Montepulciano resta il vitigno più diffuso (17 mila ettari), oltre che riferimento della DOC Montepulciano d’Abruzzo (che include anche la varietà Cerasuolo).
Si hanno notizie certe della presenza del Montepulciano in Abruzzo a partire dalla metà del ‘700 (l’origine dell’uva sembra essere comune alle altre tipologie a bacca nera del meridione, tutte derivanti dalla Grecia).
Non ci sono legami di parentela con il Nobile di Montepulciano, vinificato da un’antica selezione clonale del vitigno Sangiovese denominato Prugnolo Gentile.
La confusione sul nome “montepulciano” deriva dalle prime tecniche viticole ed enologiche evolute importate dalla Toscana. Se ne ha testimonianza storica nella Baronia di Carapelle, tenuta de’ Medici in Abruzzo.
In passato il Montepulciano era coltivato soprattutto nella Valle Peligna, in provincia de L’Aquila e nelle colline interne della provincia di Pescara. Il trend cambia dagli anni ‘50 del secolo scorso, quando comincia a diffondersi su tutta la fascia collinare litoranea.

barrique

Il Montepulciano d’Abruzzo DOC, che quest’anno festeggia i 50 anni della denominazione, è ottenuto da vigneti ubicati nei terreni collinari o di altopiano. L’altitudine non deve superare i 500 metri sul livello del mare, mentre sono eccezionalmente ammessi i 600 metri per quelli esposti a mezzogiorno.
Si tratta di un vitigno vigoroso e mediamente tardivo (la maturazione si colloca tra la prima e la seconda decade di ottobre), adattabile a vari sistemi di coltivazione.

Montepulciano

Il Montepulciano d’Abruzzo DOC è ottenuto quasi esclusivamente dalle uve del vitigno omonimo con l’eventuale piccola aggiunta (massimo 15%) di altre uve provenienti da vitigni a bacca rossa presenti sul territorio abruzzese.
Spostandoci nel teramano siamo al cospetto del Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG (denominazione di origine controllata e garantita) denominazione che presenta regole più restrittive rispetto alla DOC: il territorio interessato è limitato alle zone più vocate, la resa per ettaro è di soli 95 quintali, si utilizzano quasi esclusivamente uve Montepulciano (con Sangiovese massimo 10%), la maturazione in botti di rovere deve essere di almeno due anni, che diventano tre per la versione “Riserva”.
Di recente costituzione nel pescarese la DOCG Casauria, mentre il prossimo anno si appresta a nascere la DOCG Terre dei Vestini.

Il Montepulciano è un vino che evidenzia una certa duttilità:  lo si può apprezzare già a 8-10 mesi dalla vendemmia, ma riesce ad assumere una notevole e importante complessità grazie alla sua invidiabile attitudine all’invecchiamento. Conserva intatta l’intensità del colore, che va dal rubino al granato, i profumi che ricordano la marasca e i piccoli frutti neri, accompagnati da note leggere di spezie. Risulterà lievemente tannico se bevuto giovane, invece avvolgente, vellutato con un finale che richiama la liquirizia e il cioccolato se invecchiato.

  

[Crediti: Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, trignosinelloturismo.it | Immagini: Carmelita Cianci, Svinando, foto di copertina Vinitaly]

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