Andar per borghi, Atessa

ANDAR PER BORGHI

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Atessa
Di Mariangela Celiberti

Adagiata su una collina, osserva silenziosa il mare, le vallate e i monti che la circondano. Atessa sorge tra i fiumi Sangro e Osento e ha origine da una leggenda: quella che racconta di come Ate e Tixa, i due villaggi separati da una palude abitata da un pericoloso drago, abbiano potuto unirsi e dare vita alla cittadina grazie all’intervento di San Leucio, che ne è diventato anche patrono. L’allora vescovo di Brindisi -probabilmente vissuto tra il IV e il V secolo, non si hanno notizie certe in merito – riuscì a uccidere il feroce mostro, che mieteva vittime innocenti, portando a testimonianza dell’impresa una sua costola.
Chiesa San Leucio La cattedrale, eretta in suo onore proprio nel luogo in cui si trovava il drago, la custodisce tuttora ed è il simbolo della nascita di Atessa. Una prima chiesa intitolata al santo risale all’874; venne nel corso dei secoli restaurata e ampliata, e oggi presenta diversi stili architettonici che vanno dal gotico al barocco. L’interno conserva inoltre le opere dell’incisore e scultore Nicola da Guardiagrele.
costola del dragoChiesa San Leucio
Passeggiando tra le “ruelle” e i vicoli di Atessa, si scopre un piccolo gioiello di storia e memoria.
Le porte della sua antica cinta muraria – tra cui la Porta di Santa Margherita, risalente al XIII secolo; la Porta di San Michele, risalente al XIV secolo; la Porta di San Giuseppe oltre al più famoso Arco ‘Ndriano o Porta San Nicola- sono visibili ancora oggi.

Arco NdrianoIl corso Vittorio Emanuele II, che si snoda tra le due piazze principali, Piazza Oberdan e Piazza Garibaldi, è il cuore pulsante della vita cittadina. E anche queste piazze hanno qualcosa da raccontare.

Nella prima è presente una fontana monumentale, opera dello scultore Giò Pomodoro, inaugurata nel 2005. Il luogo scelto per questa perla dell’arte contemporanea non poteva che essere quella che ancora oggi è conosciuta come “piazza della fontana” o “della verdura”, perché anticamente ospitava proprio una fontana, poi rimossa, intorno alla quale si svolgeva il mercato ortofrutticolo del paese.

Piazza Oberdan
Piazza Garibaldi, conosciuta anche come “piazza di San Rocco” dalla chiesa che la sovrasta, è stata recentemente restaurata; i lavori hanno interessato anche la villa comunale, il parco che vi si affacciava. Ora parte della villa è diventata uno splendido Auditorium in cui vengono organizzati eventi di diverso tipo e che, assieme al Teatro Comunale Antonio Di Jorio, è il centro della vita culturale.

Teatro
Corso Vittorio Emanuele II ospita inoltre il Museo Aligi Sassu presso Palazzo Ferri, che custodisce 210 opere del grande pittore e scultore, donate alla comunità dai familiari. Una parte di questo Polo Museale, rappresentato proprio dalla struttura residenziale del XIX secolo di una delle famiglie più conosciute del territorio, racchiude la collezione di opere di scultori e pittori contemporanei donate da un cittadino atessano, Valter Storto.
Museo SassuL’arte ad Atessa è di casa: presso la biblioteca comunale, sempre situata su Corso Vittorio Emanuele, è conservata la collezione di libri d’arte donata sempre dalla famiglia Storto. Inoltre la mostra permanente “I colori dell’Acqua”, omaggio di diversi artisti contemporanei a Giò Pomodoro e realizzati in occasione dell’inaugurazione della fontana, è allestita nella chiesa di San Pietro, nel cuore della parte storica.

Atessa
Atessa ha ampi confini, contrade e frazioni, anime diverse tra loro. C’è Vallaspra, un’oasi di pace e verde sulla strada provinciale per Tornareccio, che ospita un bellissimo convento risalente al XV secolo con la piccola chiesa dedicata a San Pasquale. Ci sono Monte Marcone, Piazzano e San Luca, con le loro numerose attività commerciali. E poi c’è la Val Di Sangro, famosa zona industriale, sede delle aziende Sevel e Honda che l’hanno resa la “città dei motori”.

Convento di San Pasquale
Cultura, storia, industria ma anche lunghe tradizioni e prodotti tipici. Il soprannome degli abitanti di Atessa, “li squacciafichere”, veniva un tempo utilizzato per indicare in tono dispregiativo l’attività a cui erano dediti, quella della raccolta dei fichi. Oggi invece è divenuto motivo di orgoglio: il fico secco reale di Atessa è stato riscoperto e valorizzato, fino a diventare Presidio Slow Food e ad avere una festa in suo onore ogni anno ad agosto; inoltre fa parte dei “dieci sapori da salvare” della Scuola del Gusto Abruzzo.
Tra le altre eccellenze del territorio anche le percoche di Piazzano, pesche gialle a polpa dura ideali per la frutta sciroppata.

fico-secco-reale-atessa
Ispirati proprio a Vallaspra e alla chiesa di San Pasquale, solo ad Atessa è poi possibile gustare (e acquistare) i due liquori omonimi a base di erbe. L’azienda produttrice del Vallaspra, La Ditta Piretti, è inoltre famosa per i suoi torroni artigianali e vanta ben 200 anni di storia, iniziata da una caffetteria nel centro del paese.

Amata da chi la vive, rimpianta da chi ha dovuto abbandonarla: Atessa ha valori unici, che rimangono immutati nel tempo, e vengono tramandati di generazione in generazione.

 

[Crediti | Immagini: Nino Pizzi, Sangro Aventino Turismo, Google Image]

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2 Responses to " Andar per borghi, Atessa "

  1. Susana Roccolano ha detto:

    Mi fa emozione vedere il popolo de miei nonni,di dove hanno partito per Argentina nel 1907

  2. Gustavo D'amelio ha detto:

    Mi fa emozione vedere il popolo de miei nonni,di dove hanno partito per Argentina nel 1914. Cármine D’amelio se llamaba. Nella mia città – Adolfo Gonzales Chaves (Argentina) – vivevano molti Atessani che arrivarono all’inizio e alla metà del XX secolo.

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